Un’estate di promesse, speranze e discussioni quella che ci siamo lasciati alle spalle che ha messo in evidenza le tante aspettative del comparto. Tra programmi elettorali e addetti ai lavori che hanno legittimamente colto l’occasione per presentare le proprie esigenze, è tempo infatti di avanzare tutte proposte di revisione di un sistema che, tutti d’accordo almeno su questo, non può più sostenersi negli attuali assetti. Se da una parte quindi c’è chi ‘paventa’ un depauperamento delle risorse destinate alla sanità (parlando elegantemente di ‘riorganizzazione’), dall’altra si levano gli scudi a difesa di un trend di investimento che (complice l’evento pandemico appena superato) sembrava candidato a offrire ossigeno (e risorse) al sistema sanitario nazionale. Chiaro, la coperta era corta anche prima di questa trance elettorale, ma è un fatto come si intravedesse una ragionevole logica di intervento volta a colmare le lacune di anni. Cosa succederà con il nuovo governo? Tra il dire e il fare, si sa, c’è di mezzo il mare, ma a guardare i programmi elettorali c’è ben poco da stare allegri. Con l’esperienza pandemica alle spalle, il caro energetico e il dramma dell’inflazione che sta pesantemente impattando sul sistema produttivo, la spesa sanitaria sembra essere tornata una priorità meno stringente. Ma nei fatti, lo sappiamo, non lo è. Quello che quindi ci impegneremo a fare, come stampa specializzata e come addetti ai lavori, è il tenere sempre alta la soglia di attenzione sui problemi che vive il comparto che, lo sottolineiamo con forza, restano tanti: manca il personale e la spesa sanitaria complessiva è inadeguata per la tenuta di un sistema che zoppica (e va avanti come sempre grazie ad impegno, abnegazione e pazienza del nostro personale). Ma non è pensabile, anche questo vogliamo dirlo chiaramente, chiedere loro ulteriori sforzi quando sono già stati immensamente provati negli ultimi anni. Serve quindi (più che mai) un ripensamento complessivo del sistema, un riallineamento ordinato tra domanda e offerta per garantire a tutti quell’ equo diritto alla salute sancito dalla costituzione e che troppo spesso resta ancorato a regionalismi (del tutto antidemocratici). Se quindi il tempo delle campagne elettorali è, per definizione, quello della programmaticità, allora facciamo sentire, a tutti, quanto sia urgente il nostro bisogno di (ri)programmare un cambio di rotta. Buona lettura
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